Questo che metto online è l'incipit di un capitolo del mio libro "Allattamento, svezzamento e nutrizione del bambino" (Mammeonline-2006).
Leggerlo potrà essere illustrativo per quante pensano che l'alimentazione sia fondamentale per la costruzione di un individuo sano.
Ringrazio sin d'ora chi riuscirà ad arrivare alla fine dello scritto, dato che è un pò lunghetto :-)

-------------------------------------------------------

Come già ampiamente detto nei precedenti capitoli, dal 2001 le indicazioni della OMS (e degli enti nazionali e sovranazionali di controllo dell'alimentazione quali la AAP, l'ESPGHAN, ecc.) sulla nutrizione infantile nei primi mesi di vita, includono un dogma (lo chiamo in questo modo perchè pur essendo un suggerimento, viene da molti interpretato come un diktat) specifico: fino a 6 mesi allattamento al seno esclusivo (la precedente indicazione parlava di 4-6 mesi), assenza di aggiunte di qualsiasi genere (fossero anche semplici piccole reintegrazioni di acqua oligominerale), rinvio dell'introduzione di alimenti solidi a dopo i 6 mesi, evitamento del latte vaccino e dell'uovo fino all'anno o oltre.
Lo scopo era di:
1) migliorare il rapporto madre/figlio
2) evitare anemie e discrasie alimentari in relazione alle capacità digestive del bambino piccolo
3) soprattutto evitare possibili insorgenze di patologie allergiche

Ciò che meraviglia è che tali indicazioni sono state fornite (e non si capisce per quale motivo) senza un adeguato supporto scientifico, sulla base di due soli lavori (uno studio randomizzato prospettico di Kajosaari del 1991, che ventilava eczemi da introduzione precoce di cibo a 1 anno ma che ammetteva la loro spontanea scomparsa a 5 anni ed un altro, simile, di Fergusson del 1990, che però constatava la scomparsa di ogni sintomo a 10 anni).

All'atto della divulgazione non esistevano studi adeguati sulle conseguenze sia a breve che a lungo termine di un anticipo o di un ritardo nell'introduzione di alimenti solidi (svezzamento) quindi non si sapeva con certezza se gli obiettivi sopra elencati sarebbero stati effettivamente raggiunti adottando quei provvedimenti.
Dal 2001 in poi ci sono stati invece molti studiosi che, evidentemente non appieno convinti della cosa, hanno iniziato a valutare (sia retrospettivamente che prospetticamente) questo elemento non certo trascurabile.
Nei capitoli precedenti ho esposto piuttosto chiaramente il mio personale parere, basandomi sull'esperienza diretta e su valutazioni critiche di numerosi studi specifici. Alla prova del tempo il mio atteggiamento, decisamente controcorrente (introduzione di un pasto solido intorno ai 3-4 mesi ed uso di alimenti variati a partire dal 6° mese, includendo latte vaccino modificato in casa e uovo), si sta rivelando quello più adeguato, dato che molti autori, in anni recentissimi, iniziano a riportare risultati analoghi a quelli da me rilevati nel corso della mia attività clinica.

In questa sezione vorrei riportare voci autorevoli che si uniscono alla mia nel sottolineare come un'alimentazione adeguata ed uno svezzamento razionalmente condotto possono garantire, in prospettiva, un'ottima crescita ed un ferreo stato di salute generale.

Mi sono sempre sentito solo nel propugnare le soluzioni nutrizionali che mi sono care e che ho elaborato in anni di studio ed applicazione quindi, prima di iniziare una particolareggiata "rassegna stampa" sul tema, mi si conceda un piccolo moto di orgoglio perchè penso di meritarlo.

Nell'ormai lontano 1997 (già dopo anni di elaborazione dello schema di divezzo che ora ho messo interamente a punto e col quale ho aiutato a crescere moltissimi bambini) scrivevo, a proposito di una ventilata relazione tra introduzione "precoce" di cibi solidi ed allergie, la seguente frase (che estraggo dal precedente capitolo sul latte vaccino, scritto appunto nel 1997 e pubblicato sul web nel 2000): "" Ho la netta sensazione (ma le mie ricerche bibliografiche non l'hanno ancora vista confermata a livello sperimentale, probabilmente perchè non è venuto in mente a nessuno) che un ritardo nella presentazione degli antigeni comuni alimentari a livello intestinale provochi una specie di "blindatura" della mucosa. In un certo senso avviene un "chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori" Questo spiegherebbe come mai c'è una maggior tendenza a sviluppare allergie alimentari in quei bambini svezzati tardi e cimentati solo con alimenti altamente raffinati ed idrolisati o processati... in poche parole poco stimolati a livello mucoso. Sembra quasi che il primo anno di vita sia cruciale per l'instaurazione di un equilibrio immunitario efficace, sia nei confronti del latte che di tutti gli alimenti."".

Quando lo scrissi credo di essere stato l'unico a pensarlo, dato che l'unanime consenso era per un divezzo ritardato e per il non uso di latte vaccino o di alimenti che fossero meno che raffinati ed industrialmente trattati (le indicazioni dell'OMS, dell'AAP e dell'ESPGHAN hanno un peso enorme e quindi vengono accettate da tutti con scarso spirito critico).
Nella mia ricerca sul tema, che non si è mai fermata, ho trovato di recente chi, come me, inizia non solo a dubitare a sua volta delle indicazioni ufficiali ma riporta dati reali e cifre (quelle stesse cifre che all'epoca di quel mio scritto non c'erano...semplicemente perchè nessuno aveva condotto studi specifici sul tema) che dimostrano che avevo ragione.

Su Archives of Disease in Childhood è stato pubblicato, nell'Aprile 2004, uno studio prospettico (e non retrospettivo: questo significa dati veri, non indotti o dedotti) condotto in Germania su 642 bambini, reclutati alla nascita e seguiti fino all'età di 5 anni e mezzo. Scopo di questo lavoro è stato quello di valutare se il ritardo nell'introduzione di cibi solidi fosse protettivo nei confronti dello sviluppo di asma, eczema o atopia. Ne traduco le parti salienti: ""Non c'è stata dimostrazione di un effetto protettivo ritardando l'introduzione dei solidi sia nei confronti dell'asma, sia dell'atopia che dell'eczema. Al contrario si è notato un incremento statisticamente significativo dell'insorgenza di patologie allergiche in relazione al ritardo nell'introduzione dell'uovo (60% di aumento delle probabilità) e del latte vaccino (70% di aumento delle probabilità).I risultati ottenuti non sostengono le raccomandazioni incluse nelle attuali linee-guida che vedono nell'introduzione ritardata degli alimenti solidi una protezione nei confronti delle allergie"".

Questa mia vittoria, già corroborata dall'evidenza clinica di cui ho direttamente beneficiato ma ora supportata da dati ufficiali, la dedico a tutti i bambini che ho seguito negli anni e ai loro genitori che hanno creduto in me e mi hanno seguito in questa lotta per un'alimentazione sana e razionale pur consapevoli di fare qualcosa "contro" l'ufficialità.

Ancora: riporto ancheuna porzione di un lungo articolo comparso su PEDIATRICS - Maggio 2008 .

Riguarda il divezzo ed in particolare la sua influenza sulla eventualità di scatenare atopie o allergie o comunque danni sia di ordine immunitario sia di tipo più generale.

Mi fa piacere mettervi a parte di queste informazioni in primo luogo per rassicurare le madri che temono l'introduzione dei solidi prima del VI mese e l'uso di alimenti quali latte vaccino, uovo, glutine, ecc. prima di un anno, ed in secondo luogo per dimostrare che quanto propongo da sempre (come minimo 15 anni ...e con miriadi di bambini a testimoniarne l'efficacia) in materia di alimentazione infantile (vorrei far notare che quel che si dice in questo articolo di Pediatrics Maggio 2008 è esattamente quel che dico nel mio libro pubblicato nel 2005-2006....stessa bibliografia....sono un antesignano: arrivo anni ed anni prima degli americani! E chi sò? Mandrake? :-) ) è sostenuto da solidissime ed inconfutabili evidenze scientifiche

L'articolo è il seguente:

Greer FR; Sicherer SH; Burks AW
“Effetti degli interventi nutrizionali precoci sullo sviluppo di malattia atopica in lattanti e bambini: il ruolo delle restrizioni dietetiche materne, dell'allattamento al seno, del timing di introduzione dei cibi complementari e delle formule idrolisate”.
Pediatrics.  2008; 121(1):183-91 (ISSN: 1098-4275)


Riporto solo (traducendola) la parte riguardante i cibi complementari (i solidi, insomma) mentre l'abstract completo (in Inglese) lo riporto integralmente alla fine di questo thread, dopo la bibliografia

“Molte ricerche hanno preso in esame la durata dell'allattamento al seno ed i suoi effetti sulla malattia atopica. Tuttavia pochi studi hanno esaminato il timing di introduzione dei cibi complementari come fattore di rischio indipendente per la malattia atopica in bambini nutriti al seno o con formula. Un gruppo di esperti della European Academy of Allergology and Clinical Immunology ha raccomandato una dilazione nell'introduzione di cibi complementari (solidi) oltre i 6 mesi nei bambini alimentati al seno e/o con formula. Anche la AAP ha raccomandato che i cibi solidi fossero introdotti dopo i 6 mesi e che il latte intero fosse rimandato a dopo l'anno. Prima della pubblicazione di questo clinical report la AAP raccomandava anche, nei soggetti a rischio, di rimandare l'uovo a 2 anni e la frutta secca a dopo i 3 anni. Queste linee guida per l'introduzione di solidi erano basate sulle prove riportate in pochi studi e con molte limitazioni. Tre nuovi studi (riporto in calce gli estremi bibliografici) hanno riferito risultati contrastanti con quanto precedentemente asserito. [ omissis ]
In un più recente studio di coorte prospettico e longitudinale nel quale la dermatite atopica è stata confermata da test cutanei, 642 bambini sono stati seguiti fino all'età di 5 anni e mezzo: è stata accuratamente registrata la storia di introduzione dei solidi durante il primo anno di vita. Molti bambini avevano almeno un genitore con positività cutanea. I cereali sono stati introdotti ad una età mediana di 3 mesi, il latte a circa 6 mesi e l'uovo ad 8 mesi. La ritardata introduzione dei solidi non ha avuto alcun effetto sulla prevalenza di asma o di dermatite atopica sebbene c'è stato un AUMENTO DI RISCHIO DI DERMATITE ATOPICA IN RELAZIONE AL RITARDO (6-8 MESI) DI INTRODUZIONE, PIUTTOSTO CHE ALLA SUA PRECOCITA', SIA DELL'UOVO CHE DEL LATTE VACCINO.
Un altro studio ha addirittura suggerito che i bambini esposti ai cereali prima dei 6 mesi di età (in confronto a quelli con esposizione dopo i 6 mesi) siano protetti dalla sintesi di IgE specifiche (celiachia)
Insomma ciò che emerge da questi studi non permette, nel suo globale, di concludere che ci sia una forte (e diretta) relazione fra timing di introduzione dei cibi complementari e dermatite atopica (o asma, aggiungo io). Questo solleva SERI DUBBI SUI BENEFICI DI UNA DILAZIONE NELL'INTRODUZIONE DEI CIBI SOLIDI RITENUTI ALTAMENTE ALLERGICI (UOVO, LATTE VACCINO, FRUTTA SECCA)."

Chi ha letto il mio libro (Allattamento, svezzamento e nutrizione del bambino Mammeonline 2006) certamente si troverà piacevolmente sorpreso, se avrà adottato i suggerimenti che fornisco, nel constatare di aver messo in atto con molto anticipo quel che solo ora, a livello internazionale, sta rivestendosi di un manto di ufficialità. Eppure basta solo un pò di buonsenso per fare la cosa giusta...a volte basta solo farsi qualche semplice domanda e non dare per scontato che ciò che pone in atto la "maggioranza" sia giusto per definizione

Bibliografia:

1.Morgan J, Williams P, Norris F, Williams CM, Larkin M, Hampton S. Eczema and early solid feeding in preterm infants. Arch Dis Child. 2004;89 :309 –314
2.Zutavern A, von Mutius E, Harris J, et al. The introduction of solids in relation to asthma and eczema. Arch Dis Child. 2004;89 :303 –308
3.Zutavern A, Brockow I, Schaaf B, et al. Timing of solid food introduction in relation to atopic dermatitis and atopic sensitization: results from a prospective birth cohort study. Pediatrics. 2006;117 :401 –411

ABSTRACT:
This clinical report reviews the nutritional options during pregnancy, lactation, and the first year of life that may affect the development of atopic disease (atopic dermatitis, asthma, food allergy) in early life. It replaces an earlier policy statement from the American Academy of Pediatrics that addressed the use of hypoallergenic infant formulas and included provisional recommendations for dietary management for the prevention of atopic disease. The documented benefits of nutritional intervention that may prevent or delay the onset of atopic disease are largely limited to infants at high risk of developing allergy (ie, infants with at least 1 first-degree relative [parent or sibling] with allergic disease). Current evidence does not support a major role for maternal dietary restrictions during pregnancy or lactation. There is evidence that breastfeeding for at least 4 months, compared with feeding formula made with intact cow milk protein, prevents or delays the occurrence of atopic dermatitis, cow milk allergy, and wheezing in early childhood. In studies of infants at high risk of atopy and who are not exclusively breastfed for 4 to 6 months, there is modest evidence that the onset of atopic disease may be delayed or prevented by the use of hydrolyzed formulas compared with formula made with intact cow milk protein, particularly for atopic dermatitis. Comparative studies of the various hydrolyzed formulas also indicate that not all formulas have the same protective benefit. There is also little evidence that delaying the timing of the introduction of complementary foods beyond 4 to 6 months of age prevents the occurrence of atopic disease. At present, there are insufficient data to document a protective effect of any dietary intervention beyond 4 to 6 months of age for the development of atopic disease.