Lo svezzamento naturale a quattro (4) mesi

Paragrafo 1: Premesse

Ci sono molti fraintendimenti sul termine “svezzamento”. Sembra, quasi, che la parola evochi immagini drammatiche di madri snaturate che negano la gratificazione del seno al loro figlio affamato, a vantaggio di un egoistico separarsi da lui per provvedere ad esigenze del tutto personali e scisse da quelle inderogabili ed imprescindibili del bambino.
La realtà è ben differente. Svezzare (“weaning” degli anglosassoni) significa semplicemente supplementare il latte al seno con uno o due pasti composti da alimenti di origine e natura differenti dal latte. In poche parole significa mantenere l’allattamento al seno (fin quando il latte c’è) affiancandolo a proteine, grassi, carboidrati, oligoelementi, ecc. di diversa provenienza. Visto sotto questa luce lo svezzamento non ha più le tinte fosche che molte madri nutrici intravvedono nella metodica.
Molto di “culturale” ed “affettivo” circonda l’alimentazione infantile. Spesso si confondono i mezzi con i fini (in assoluta buona fede) e si interpreta la sottrazione di una poppata come un danno psicologico perpetrato ai danni di un’indifesa creatura. Poco, invece, si conosce della fisiologia del neonato-lattante-divezzo il quale, ad un certo punto della sua evoluzione, “grida” per ottenere qualcosa di più completo e complesso da utilizzare per la fabbrica del suo edificio ma nel contempo resiste (non conoscendo ancora alternative) alla somministrazione di alimenti differenti da quello “santo” fornito dalla mamma.
In questo breve scritto tenterò di razionalizzare la metodica alla luce della fisiologia, non trascurando gli aspetti psicologici della questione.

Paragrafo 2: Lo schema alimentare

In alcuni miei articoli ho caldeggiato la necessità di supplementare l’alimentazione lattea con cibi solidi intorno al IV mese di vita, riportando non solo la mia personale esperienza ma anche supporti bibliografici che dimostrano come, in quella fascia d’età, più frequenti siano i rischi di incorrere in carenze generiche o specifiche relative a determinati elementi. Ho anche dichiarato come l’allattamento al seno non venga negativamente influenzato dall’introduzione di cibi solidi, come l’uso del latte vaccino, lungi dall’essere dannoso, apporta vantaggi in termini di bilancio calorico e come l’uso di prodotti alimentari freschi invece che industrialmente elaborati sia vincente da tutti i punti di vista, non ultimo quello del gusto..
Molte perplessità si sollevano di fronte a queste indicazioni. Tutte sono dovute al notevole contrasto con quanto ufficialmente viene divulgato (necessità di alimentare esclusivamente con latte nei primi 6 mesi, pericolosità nell’uso del latte vaccino prima dell’anno, possibile interferenza con la lattazione al seno, possibile insorgenza di allergie se non si usano prodotti liofilizzati od omogeneizzati, ecc.). Ci si domanda, legittimamente: cosa accade nella realtà e nei primi due anni di vita adottando un’alimentazione che segua i canoni da me proposti? Danni? Carenze? Influenze negative sulla crescita e sull’intelligenza?
Allo scopo di completare quanto già più volte detto in altra sede sull’argomento, in questo articolo riporterò i risultati che ho ottenuto con l’adozione di regole alimentari (in materia di divezzo) da me messe a punto. In un paragrafo a parte, in calce, verranno riportate anche le opinioni di alcune mamme che hanno accettato di scrivere il loro pensiero e mi hanno permesso di renderlo pubblico (della qual cosa le ringrazio infinitamente).
Non starò a ripetere in questa sede le ragioni che inducono alle scelte alimentari che seguiranno: le ho già ampiamente espresse in altra sede. Mi limiterò semplicemente a riportare (nelle grandi linee) cosa introdurre e quando per ottenere un bilancio calorico e di composizione percentuale corretto. Resta inteso che si introduce un solo pasto solido (massimo due, a seconda del tipo di allattamento e del rateo di crescita) lasciando al latte la funzione nutritiva preminente.
- 2° e mezzo/terzo mese: mela fresca (o pera) grattugiata, dopo la poppata, in un orario compreso tra le 12.00 e le 13.00
- 4° mese: pappa di crema di riso in brodo vegetale neutro (patata, carota, zucchina, bietolina)
- 4° mese e mezzo: brodo vegetale semplice con verdure fresche, minestrina senza glutine, olio, parmigiano e purea di verdura con aggiunta di carne bianca frullata finemente. Inizio succhi di frutta diluiti
- 5° mese: aggiunta, nel brodo, di tutti i vegetali (incluso pomodoro maturo e cipolla) esclusi i legumi, gli spinaci (nitriti in eccesso) cavolo e simili (dicumarolo) e carciofo/asparago. Inizio dell’introduzione del glutine. Eventuale introduzione dello yogurt a merenda
- 6° mese: introduzione di legumi e tuorlo d’uovo. Carne rossa. Se il bambino è allattato artificialmente sostituzione del latte in polvere con latte vaccino fresco opportunamente modificato in casa (50% in acqua oligominerale con riscaldamento ed integrazione con zucchero e olio di mais)
- 7° mese: introduzione di formaggi magri (ricotta, robiola) ed eventualmente del pesce (sogliola o platessa)
- 8° mese: pesce (se non ancora introdotto) e brodo magro di carne con pastina all’uovo
- 9° mese: prosciutto ed inizio separazione del primo piatto dalla pietanza (quindi inizio delle paste asciutte)
Questo, nelle grandi linee, è l’approccio da me adoperato nel divezzo. Tengo a chiarire che lo schema sopra riportato è generico ed indica cosa si introduce e quando in base a medie. Tenendo conto che ogni bambino ha il suo personale modo di crescere ed il suo peculiare metabolismo, questo schema può subire variazioni anche molto ampie per essere adattato alle singole esigenze.

Paragrafo 3: Lo studio sul campo ed i risultati

La rilevazione parte dal 1990 e termina nel 2000. E’ stata effettuata su una popolazione di 123 bambini le cui madri hanno accettato di sottoporsi allo studio che comprendeva, tra le altre cose, anche l’effettuazione di 3 prelievi di sangue (3 mesi, 6 mesi e 9 mesi) per la valutazione dello stato del ferro.
Non sono stati rilevati casi di anemia (media Hb 11,7) né di depauperazione in ferro se non in bambini il cui tasso di crescita è stato particolarmente vivace (19 bambini oltre il 95° percentile e 24 oltre il 90° all’età di 6 mesi). In questi casi l’emoglobina era normale (media 11,2) mentre la ferritina tendeva ad essere bassa intorno al 6° mese. La correzione è avvenuta semplicemente variando la composizione dell’alimentazione, senza ricorso a prodotti farmaceutici a base di ferro. In questo ho rilevato perfetta aderenza con quanto riportato in letteratura.
Il rateo di crescita, calcolato sulla base delle caratteristiche dei singoli bambini, è sempre stato regolare mantenendo ferma la regola del raddoppio del peso/nascita al 4° mese e della triplicazione all’anno. Nessun caso di sovrappeso. Nessun caso di allergia alimentare.
La media di inizio dentizione è stata di 5,5 mesi (min 2 mesi, max 9 mesi). La media di inizio della stazione eretta con sostegno è stata di 6,8 mesi (min 5 mesi, max 8 mesi e mezzo). La media dell’inizio della deambulazione spontanea è stata di10,9 mesi (min 9 mesi, max 13 mesi). Per quest’ultimo parametro non sono stati presi in considerazione quei bambini (12) che erano in grado di deambulare spontaneamente ma troppo timorosi per iniziare: stavano in piedi da soli anche senza sostegno ma non avevano il coraggio di fare qualche passo.
Dal punto di vista psichico non riporto valutazioni specifiche dato che questa variabile è influenzata molto pesantemente dagli approcci educativi dei singoli genitori. Una quantificazione sarebbe stata quindi non corretta e non attendibile. Posso dire comunque che la competenza verbale e la manipolazione hanno rispettato la media (seppure in numerosi casi ho verificato una certa evidente precocità). In tutti i casi è stata osservata una spiccata curiosità nei confronti dell’ambiente. Questo dato posso attribuirlo al fatto che di norma, già dai primissimi mesi di vita, sollecito i genitori a far fare movimenti specifici ai bambini ed a stimolarli in modo appropriato dal punto di vista fisico (piccoli esercizi con gli arti e con i muscoli del rachide). Inoltre invito precocemente a compiere differenziazioni alimentari (nei sapori) tali da indurre il bambino a non temere i cambiamenti o le novità. Mi rendo conto che quest’ultimo è un dato “impalpabile” ed estremamente soggettivo, quindi lo riporto solo per completezza di informazione.
La media di rischio per l’acquisizione di malattie intercorrenti è stata inferiore alla media per i bambini che non sono stati mandati al nido (media: 2 visite all’anno per patologia respiratoria o gastrointestinale o urinaria). I bambini che sono stati al nido si sono ovviamente ammalati più spesso nel primo anno ma la media di giorni di permanenza a casa è stata bassa (circa 3 giorni).

Paragrafo 4: Discussione e pareri delle mamme che hanno adottato la metodica

Scopo di questo lavoro non è solo quello di lasciar intendere che un’alimentazione a base di prodotti naturali e condotta con criteri logici sia migliore di altri approcci “ufficiali”: si vuole anche dimostrare che l’uso di determinati prodotti (latte vaccino modificato versus latti di proseguimento, minestre con carne versus farine ed omogeneizzati o liofilizzati, inizio dell’alimentazione solida a 3-4 mesi versus inizio a 6 mesi od oltre, ecc.) non solo non apporta alcun danno (cosa che invece viene lasciata intendere da chi adotta sistemi più “artificiali” e tempi più dilazionati) ma, per converso, consente di ottenere numerosi vantaggi.
Non c’è la necessità di commentare i dati che ho riportato sopra. Credo sia ampiamente evidente che non ci sono anemie, ne difetti di crescita, ne allergie nel gruppo preso in considerazione ma anche nel gruppo di quei bambini le cui madri non hanno acconsentito ai prelievi di sangue. Non ci sono neanche stati problemi di maturazione psicofisica ne dell’intelligenza.
Credo, comunque, che la parola diretta di alcune madri (che mi hanno lasciato la facoltà di pubblicare il loro pensiero) sia illustrativa più dell’esposizione di numeri e percentuali. Ho quindi dedicato loro uno spazio nell’articolo. Una nota: la mia richiesta dei loro pareri risale all’Aprile 2001 (circa un anno dopo la conclusione della raccolta dati). Sono quindi mamme che non fanno parte del gruppo di studio.

1) P. Cristina, mamma di Serena : “Sono soddisfatta dallo schema dietetico. La bambina si è mostrata contenta della sua alimentazione anche se all’inizio c’è stata un po’ di lotta per farle accettare bene i nuovi cibi. L’uso del latte vaccino ad inizio svezzamento non ha creato alcun problema. Ora ha 18 mesi, è curiosa, vispa, molto regolare negli orari. Fa capire cosa le piace e cosa non le piace ma mangia di tutto. L’unica cosa che mi ha creato qualche difficoltà è stata quella di dover preparare ogni volta i pasti usando prodotti freschi. Questo, sinceramente, porta via del tempo. Però l’osservazione dei risultati in quanto a salute, crescita e vivacità mi ha ripagato della piccola fatica. Poi, avendo allattato al seno per circa un anno (dopo il quale Serena spontaneamente non ne ha voluto più sapere), avevo la possibilità di non dover preparare altro che le minestrine, e questo mi ha lasciato più spazio per un rapporto veramente intimo con la bambina. Non nascondo che l’influenza di ciò che si sente dire sui rischi a dare cose solide o il latte di mucca mi ha un po’ preoccupato all’inizio. Ha prevalso la fiducia in chi mi ha seguito, che mi ha spiegato le ragioni di certe scelte in modo dettagliato”.

2) B. Silvia, mamma di Edoardo: “Allo scopo di dare una corretta valutazione allo svezzamento elaborato dal Dottor Tasca devo effettuare una premessa: sono una persona estremamente metodica e puntuale che trova conforto in un approccio di tipo metodologico ( orari – misure ).
1. Svezzamento rapido con abbandono precoce di cibi per la prima infanzia peraltro molto costosi ( latte artificiale e pappine varie);
2. Approccio naturale agli alimenti ( no omogeneizzati, si carne e verdure fresche con ovvie conseguenze positive );
3. Rispetto degli orari che si traduce in un equilibrio emotivo del bambino ( a tale ora si mangia e poi si fa la nanna ) estremamente vantaggioso anche per i genitori. Il rispetto degli orari mi ha consentito di instillare in Edoardo un meccanismo causa-effetto che lo ha positivamente condizionato adeguandolo felicemente ai ritmi familiari di per se molto scadenzati soprattutto in previsione del mio rientro al lavoro e non per ultimo ai ritmi del nido (notoriamente molto puntuali);
4. Alimentazione sana con alimenti sempre freschi al posto di alimenti omogeneizzati e liofilizzati.
5. Cibi mai omogeneizzati ma finemente tritati che abituano precocemente il bambino a masticare e a non deglutire direttamente.

3) La mamma di Alessia F. “Ora Alessia ha 21 mesi ed è una bella bambina di 15 kg sana e forte, ma già dai 10 mesi notavo in lei una crescita sia fisica che comportamentale regolare e costante.
E’ molto forte, riesce a sollevare oggetti molto pesanti per la sua età e a spostarli da un punto all’altro della casa.
Come tutti i bambini della sua età vuole fare tutto da sola: vestirsi, mangiare , lavarsi.
Anche se a 12 mesi manifestava il desiderio di camminare appoggiandosi a dei divani e sollevandosi per fare alcuni passi, abbiamo preferito non aiutarla lasciandole fare i progressi da sola; è così che a 15 mesi ha iniziato a camminare da sola e in poco tempo è diventata autonoma, muovendosi con facilita e sicurezza.
Ha iniziato a parlare molto presto e in poco tempo è riuscita a farsi capire e esprimere i suoi desideri in modo abbastanza chiaro. In principio eravamo noi ad insegnarle le parole ma dopo poco tempo ci ha sorpreso vederla usare vocaboli nuovi in modo appropriato senza che nessuno glielo avesse insegnato. In questo stesso periodo ha imparato a riconoscere le lettere dell’alfabeto a lei più care (P di papà , M di mamma, O di …etc.) e ad avere un rudimentale concetto matematico contando i suoi giocattoli: uno, due……..tanti !!”

4) O. Stefania, mamma di Sara: “L'effetto di questo piano alimentare su Sara è stato ottimo. Mia figlia non ha avuto problemi a conoscere nuovi sapori e mangiare gustose pappe con il cucchiaino. Il suo appetito è stato sempre buono. Addirittura verso i 7 mesi ha sicuramente preso più coscienza dei gusti; infatti se la mela o la pera non era gustosa non la mangiava e quando l'assaggiavo dovevo darle ragione!
Devo riconoscere però che avere iniziato uno svezzamento così presto non è stato molto facile soprattutto per una neomamma come me. Le decisioni da prendere, un parto recente, la vita che è stata felicemente sconvolta, essere alle prese con un neonato ed avere in testa tante ansie e tanti punti interrogativi che si sarebbero risolti da soli ma questo lo avrei saputo solo dopo un po’ di rodaggio del mestiere di "mamma" !
I problemi che ho incontrato nella scelta del su detto piano di svezzamento sono stati fondamentalmente tre.
Il primo problema è sicuramente di natura psicologica.
L'idea di uno svezzamento così precoce mi faceva sentire meno mamma. Era così piccolina non era presto per il cucchiaino? Ho capito che sicuramente erano solo dei miei problemi psicologici di neomamma e non di Sara e se lo avessi affrontato con serenità anche lei lo avrebbe fatto. Tuttavia ho cercato di consultarmi con altre mamme, amiche e conoscenti, ma non facevano altro che alimentare i miei dubbi. Per non parlare poi di quando chiedevo alle mamme di bambini più grandi di Sara se prendevano il latte vaccino. NO assolutamente. E qui siamo entrati nel secondo problema.
Il secondo problema è la "scelta" responsabile per dare alla propria figlia una sana alimentazione fin da neonati.
Purtroppo la maggior parte delle informazioni che ho cercato su libri o riviste specializzate erano contrarie all'introduzione precoce di carne, uova e pesce e che dovevano essere nella prima fase dello svezzamento assolutamente omogeneizzati, per non parlare del latte vaccino prima dell'anno di età. Ovunque trionfava la seguente frase: "un bambino non è un vitello! " Anche gli esperti europei della Società di Gastroenterologia e Nutrizione Pediatrica raccomandano di introdurre il latte vaccino non prima dell'anno di età per varie ragioni.
Che responsabilità! Non avevo nessun riscontro. E poi se Sara non avesse accettato il cibo? E se avesse avuto delle intolleranze alimentari? E se avesse avuto problemi all'apparato digerente?
Dall'altra parte c'era il dott. Tasca e tutte le spiegazioni che ci aveva dato. Ma cosa fare. La cosa di sperimentare una dieta seguita da pochi non era rassicurante. Un chiaro aiuto mi è stato dato dai miei genitori e dai miei suoceri. Loro condividevano le argomentazioni del dott. Tasca. Inoltre, mi hanno incoraggiato dicendomi che entro l'anno di età Sara avrebbe mangiato tutto e sicuramente per lei sarebbe stato un bene. E cosi è stato
Mia figlia è sempre stata una bambina precoce ma sono sicura che questa alimentazione l'ha aiutata a crescere meglio, a cercare di più il mondo e con più entusiasmo, con tutti i sapori che conosceva! E' vero che per ogni mamma il proprio bambino è il più "bello" ma Sara è stata sempre più vivace degli altri bambine/i della sua età. Infatti, parlando con le mamme con le quali mi incontro al parco o in casa mi raccontano che i loro bimbi sono più tranquilli ed hanno iniziato ad avere più problemi di vivacità verso gli 8/9 mesi. Inoltre, Sara non ha avuto problemi di intolleranze al latte. Ricorrente invece in altri bambini, che non sono soggetti allergici, e poi svanita piano, piano.
Il terzo problema riguarda la scomodità nel dare da mangiare ad un bambino così piccolo. Movimenti non molto agili per una neomamma. Tenerla in braccio, porgerle il cucchiaino, la testa che ciondola un'po’. Inoltre ricordo che avere iniziato uno svezzamento così presto non mi ha dato il tempo per adattarmi alle varie fasi, dico in senso tecnico, per es. negli spostamenti, nelle vacanze. Capivo una fase, tiravo un sospiro di sollievo che tutto era andato bene per Sara e già si passava ad una nuova fase.
Comunque, devo riconoscere che questo problema è sicuramente il più banale e che con un'po’ di esperienza tutto si risolve.
In conclusione posso solo che dare un giudizio positivo alla dieta che ho fatto seguire a mia figlia. Questo lo dico anche da parte di mio marito che ha preso parte attiva a tutti i problemi descritti prima.
La cosa che mi rammarica di più è perché sulla dieta di un bambino debbano prevalere solo certe scuole di pensiero. E' proprio vero che sia l'introduzione precoce di alimenti base: latte, uovo, carne e pesce a dare allergie o sia invece il mondo moderno che abbiamo costruito?
Le allergie sono veramente aumentate per quello che mangiamo o per quello che ci fanno mangiare: pesticidi, grano trattato - notare l'aumento di intolleranze al glutine, etc. . Ed allora da tutto questo ci salvano il latte in polvere e gli omogeneizzati? E' perché tanti bambini hanno intolleranze alimentari proprio quando lasciano repentinamente gli omogeneizzati ed il latte in polvere e mangiano normalmente?
Qual' è l'interesse a mantenere questo tipo di disinformazione sull'alimentazione dei bambini, non certo per il loro bene. In bambini che non presentano particolari problemi di salute è possibile seguire uno svezzamento di cui sopra. Inoltre, il vantaggio economico per una famiglia è notevole. Con questo non voglio dire che per i figli non si deve spendere, anzi gli si deve dare il meglio ma con la possibilità di scegliere.
Quindi un "evviva" a pediatri che hanno il coraggio di diffondere una valida alternativa.

5) D. Donatella, mamma di Alice e di Elena: “Sono mamma di due bambine, Alice di sei anni e Elena di dieci mesi. Sia con la prima che con la seconda bambina sono stata molto attenta ad un’alimentazione corretta e adeguata alle loro esigenze di crescita. Mi sono affidata per questo alla guida di un pediatra, il dottor Tasca, rimanendo indifferente ai consigli di nonne, zie, amiche, fiduciosa nel fatto che solo uno specialista può rappresentare un punto di riferimento sicuro ad una mamma che cresce insieme ai suoi figli. Non ho allattato a lungo le bambine, per non aggravare una miopia già abbastanza consistente e durante questo periodo le ho tenute ad orario come se avessi allattato artificialmente, per non creare dipendenza al seno.
Al momento del passaggio all’allattamento artificiale non ho avuto alcuna difficoltà e presto le bambine sono passate ai quattro pasti. Intorno ai quattro mesi hanno preso latte vaccino con aggiunta di acqua ( 150 ml di latte + 50 ml di acqua), due cucchiaini di Dextropur e due cucchiaini di olio di mais, come il pediatra mi consigliava, senza aggiungere biscotti, in quanto avrebbero comportato l’assunzione di calorie in eccesso, visto che le bambine crescevano già bene. Passando al brodo vegetale (circa quattro mesi) ho aggiunto mano a mano diverse verdure e 40 gr. di carne (quasi subito carne fresca). La seconda bambina di dieci mesi mangia attualmente: a pranzo brodo vegetale con aggiunta di due cucchiai di verdure passate, due volte a settimana legumi più carne (30 gr.), o solo carne (60 gr.), o pesce o prosciutto crudo (30 gr. + 30 gr. di carne bianca), o uovo, o brodo di carne, più due cucchiaini di parmigiano, più due cucchiaini di olio di mais; a merenda yougurt bianco intero più banana, alternativamente a 50 gr. di ricotta di mucca con un quarto di mela, un quarto di pera, un quarto di banana e 20 ml di latte; a cena brodo vegetale più passato di verdure. Allo stesso modo ho alimentato la prima bambina, destando spesso la perplessità di chi mi circondava, per l’assenza dei biscotti, dei classici formaggini e per l’aggiunta precoce di determinati cibi. Io vedendo le bambine crescere bene, vivaci, robuste, energiche, a volte anche più rispetto a bambini della stessa età sono andata avanti orgogliosa e fiduciosa nei confronti di un’alimentazione che secondo me, ha il vantaggio di essere ricca, naturale, in quanto preparata da me e non affidata a prodotti artificiali tanto pubblicizzati. La situazione fisica e psichica delle bambine mi dà ragione.
L’unico svantaggio, si fa per dire, sta nel fatto che alla mamma che sceglie di alimentare così il proprio bambino è richiesto un po’ più di tempo, un piccolo sacrificio di carattere organizzativo: comperare cose fresche, prepararle, cucinarle, ma ne vale la pena, in quanto si ha la soddisfazione di veder mangiare il proprio figlio non “tanto”, ma bene, di non dover faticare per convincerlo a mangiare.
Alice, che ora ha sei anni sa regolarsi, è autocontrollata nel mangiare, non è golosa di cose superflue, è instancabile quando può correre e saltare liberamente; Elena, di dieci mesi, già da due, si tiene in piedi in equilibrio, si alza facilmente, e ora comincia a muovere i primi passi con sicurezza. Nessuna delle due ha avuto problemi di natura allergica.

6) D. Costanza, mamma di Andrea ed Alessandro: “Sono la mamma di due bambini di 4 e 2 anni (Andrea ed Alessandro) allevati entrambi secondo le regole segnalatemi dal loro pediatra, il dr. Tasca.
Il metodo suggerito dà una grande importanza all’alimentazione del bambino, molto di più (come ho più volte notato) di quello adottato dalle mie amiche alle prese come me con bimbi piccoli.
Si inizia (evidentemente qui siamo tutti d’accordo) con una alimentazione naturale di solo latte materno.
Per me, fortunatamente, è stato possibile non integrare e quindi non ho esperienza di alimentazione mista.
I miei bambini hanno sempre mangiato ad orario, non con una precisione fiscale, ma con uno slittamento – sui tempi previsti – di non più di mezz’ora.
Qui sono subito iniziate le differenze con le mie amiche che, in balia di orari flessibili e a richiesta, non avevano nella giornata mai un punto di riferimento e un attimo di riposo.
A 3 mesi, anche per abituare i miei bambini al cucchiaino, ho iniziato a offrirgli un po’ di frutta: uno spicchio di mela grattugiata dopo la poppata di mezzogiorno; la cosa è stata gradita moltissimo da entrambi!
A poco più di 3 mesi e mezzo ho iniziato a proporre il latte vaccino (inizialmente diluito con acqua) per due volte al giorno; gli altri 3-4 pasti erano, invece, ancora poppate. Il latte vaccino, che la maggior parte delle mie amiche non hanno dato prima dei sei mesi o addirittura intorno all’anno, non ha dato ai miei bimbi alcun tipo di problema, né intestinale né di intolleranza.
A 4 mesi ho iniziato la prima pappa, quella di mezzogiorno.
I miei bimbi hanno iniziato sostituendo alla poppata di mezzogiorno latte vaccino con crema di riso + lo spicchio di frutta (mela o pera) grattugiata. Dopo una settimana circa hanno nuovamente cambiato menù: per due volte al giorno (pranzo e cena) ho preparato brodo vegetale con due cucchiai di passata (ho iniziato con patate, carote e bieta), 2 cucchiaini di olio extra vergine e 2 di parmigiano reggiano; dopo pochi giorni ho aggiunto al tutto 2 cucchiai di pastina (formato piccolissimo) senza glutine per poi passare, dopo qualche settimana, alla pastina comune. Questi pasti sono completati sempre da un po’ di mela o pera grattugiata.
Superato il problema del glutine, il piccolo può fare conoscenza con tutti i cereali. Contemporaneamente all’introduzione della prima pappa solida (che beninteso non è stata subito accettata con entusiasmo , ma che comunque non ha mai dato il benché minimo problema di tipo intestinale) ho introdotto la carne.
Ho iniziato con i classici omogeneizzati per poi passare alla carne fresca cotta al piatto e poi sminuzzata: prima carne bianca (tacchino, pollo, coniglio), poi carne rossa (manzo, vitello).
Gradualmente, con intervalli di pochi giorni, ho introdotto altre verdure e ho iniziato a sostituire alle poppate il biberon di latte vaccino (diluito con sempre meno acqua).
A 6 mesi compiuti ho dovuto interrompere l’allattamento: le ultime 2 poppate che erano rimaste sono state sostituite da solo latte vaccino o yogurt.
Intorno ai 6 mesi ho introdotto nell’alimentazione dei miei bambini anche i legumi e il tuorlo dell’uovo (l’albume è ancora più allergizzante e, se non ricordo male, credo non abbiano preso l’uovo intero prima dell’anno); l’uovo, poiché è tra gli alimenti più facilmente allergizzanti, è stato dato con ancora più gradualità, iniziando da un cucchiaino di tuorlo dato a giorni alterni alla fine del pranzo per due settimane fino ad arrivare ad un tuorlo intero a settimana (anche in questo caso non c’è stato alcun problema di intolleranza).
A 7 mesi ho offerto ai miei bimbi pesce (sogliola e platessa) e pomodoro (inizialmente sbucciato e senza semi), ricotta di mucca e formaggi in genere a basso contenuto di grassi.
L’ultimo alimento che ricordo di aver inserito, a 8 mesi circa, è stato il prosciutto, accolto senza particolare entusiasmo, ma solo per motivi di gusto.
Così, entro i 9 mesi, lo svezzamento lento e graduale è stato ultimato senza problemi.
Come ho cercato di dire attraverso i miei recenti ricordi tutto sta nell’essere cauti e graduali, ma in poco tempo i miei bambini si sono abituati senza difficoltà ad una alimentazione ricca, variata e completa che ritengo essere più sicura per non incorrere in carenze alimentari, il tutto senza problemi di intolleranza, ma anzi, se offerti pazientemente, accolti quasi sempre con gradimento.
I miei bambini sono cresciuti bene, in modo armonico, senza un filo di grasso, ma sono forti, robusti e…persino troppo svegli.”