La valutazione della crescita e dei fabbisogni

In relazione all’età cambia la distribuzione dell’impiego dell’energia. I parametri che vengono presi in considerazione per il calcolo sono:
1) Metabolismo basale: quello necessario a mantenere il minimo delle funzioni vitali in assenza di consumi al di fuori di quelli della stretta funzione degli organi ed apparati
2) Energia richiesta per l’accrescimento corporeo
3) Energia richiesta per l’attività fisica
4) Energia persa (frazione non utilizzata). In pratica corrisponde alla quota di calorie che, pur ingerita, non viene assorbita e viene eliminata con le feci

La valutazione di questi parametri permette alcune interessanti considerazioni.
Il NEONATO (0-3 mesi) ha basse richieste per il metabolismo basale e per l’attività motoria, forti richieste per l’accrescimento e perdite molto scarse.
Il LATTANTE/SEMIDIVEZZO (3-6 mesi) richiede, per l’aumentata attività degli organi e dell’attività motoria, un maggior apporto di energia per il metabolismo basale e per i consumi derivanti dalla funzione osteomuscolare mentre riduce in modo vistoso i fabbisogni per l’accrescimento. In questa fascia d’età aumentano, seppure in modo non macroscopico, le perdite.
Il DIVEZZO (6-12 mesi) si mantiene sugli stessi livelli di consumo energetico per l’accrescimento, il metabolismo basale e le perdite fino a circa 3 anni, mentre presenta livelli ancora elevati per l’attività motoria. Quest’ultimo parametro va riducendosi progressivamente dopo il compimento dell’anno di età e rimane costante fino ai 10 anni.

Se si osserva attentamente la crescita di un bambino ciò che è evidente, e che giustifica quanto sperimentalmente rilevato e sopra riportato, è la congruità fra constatazioni obiettive ed effettive necessità alimentari.
Il Neonato, infatti, presenta scarsa attività muscolare, dorme per un maggior numero di ore ed è sottoposto ad uno scarso lavoro metabolico per la digestione degli alimenti (in quanto assume soltanto latte) ma ha una velocità di crescita in peso che è notevolmente superiore a quella delle età successive (raddoppio del peso all’età di 4 mesi circa)
Dai 4 mesi in poi la crescita è prevalente in lunghezza e massa magra e questo fenomeno è dovuto, in maggior misura all’aumento dell’attività fisica (muscoli ed ossa sono maggiormente sollecitati e quindi si sviluppano con grande rapidità). Il bambino si muove, osserva, esplora e, se i genitori sono disposti, fa “ginnastica”. Per tale motivo l’energia introdotta viene impiegata in minor misura per gli accumuli e maggiormente per le funzioni plastiche (apposizione di Calcio alle ossa, eruzione dentaria, aumento della massa muscolare, allungamento). Questa constatazione rende automatica la conclusione che il fabbisogno in “calorie totali” diminuisce progressivamente in relazione al peso mentre aumenta la necessità di variare le percentuali di apporto calorico nell’alimentazione (meno grassi per l’accumulo, più carboidrati per l’immediata disponibilità di energia richiesta dalla sintesi proteica e più proteine essenziali, sali minerali, ferro).

Osservando la distribuzione alimentare delle calorie si nota come nella prima fascia d’età i lipidi costituiscano il 35-50%, i carboidrati il 40-55% ed i protidi il 10% circa; nella seconda e terza fascia il rapporto si modifica in maniera sostanziale: diminuiscono i grassi (25-30%), si incrementa lievemente l’apporto in carboidrati (circa 55-60%) ed aumenta decisamente quello in proteine (15-20%).

Tutto ciò rende ragione della necessità di uno svezzamento ragionato da iniziarsi intorno al III-IV mese e studiato in base alle effettive necessità dettate dallo stadio di sviluppo in cui il bambino si trova. E’ altresì importante considerare che i bambini non sono tutti uguali e che le diete vanno studiate in base ai fabbisogni del singolo, alla sua personale velocità di crescita, al suo particolare metabolismo (che può essere desunto da un'accurata anamnesi familiare che includa non solo i genitori ma anche i nonni).
L’eccessiva standardizzazione delle indicazioni alimentari può portare ad errori così come costituisce un errore il mancato rispetto dei segnali che il bambino invia a seguito di eccessi o difetti di alimento. Forzare a tutti i costi un bambino a terminare quello che "teoricamente" dovrebbe assumere o, viceversa, affamarlo per rispettare indicazioni che possono essere sottostimate per quel singolo soggetto, sono condotte da evitare. Inoltre è mia opinione che nel calcolo delle calorie totali/Kg/die debba essere preso in considerazione non il peso attuale del singolo bambino ma il suo peso ideale a quella età in base al suo peso al minimo del calo fisiologico. Questa piccola regola consente di mantenere sempre il bambino al suo “peso forma” per l’età, evitando inutili quanto deleteri eccessi ponderali. La misurazione del peso, in questo senso, diviene particolarmente importante per il monitoraggio della crescita. Molto meno importante è la valutazione frequente e, talvolta, maniacale della lunghezza, parametro soggetto ad escursioni sicuramente più ampie, meno omogeneo nella sua progressione. Un occhio anche non particolarmente esercitato potrà dare il giusto valore alla crescita in lunghezza rapportando quest’ultima all’armonia che acquisisce in relazione al peso. Se il bambino è proporzionato ed armonico nelle forme, il bilancio peso/altezza è corretto. Viceversa in presenza di individui disarmonici (corti e grassi o lunghi e magri) diverrà opportuno un monitoraggio più matematico della crescita.