Composizione e potere nutrizionale del latte di donna

Non credo ci sia necessità di ribadire l'unicità (e non uso un termine a caso) del latte di donna per la nutrizione del bambino. La "difesa" dell'allattamento naturale, a mio giudizio, prescinde ogni possibile considerazione contraria: il sistema digerente del neonato ed il suo metabolismo sono "progettati" per il latte di donna, dunque il miglior sistema di garantire benessere al bambino è quello di adottare l'allattamento al seno.
Cercherò, in sintesi, di descrivere le caratteristiche di questo alimento così prezioso.

Paragrafo 1: Le fasi della “montata”

La produzione di latte da parte della mammella viene, in termine proprio, definita "lattazione". Si riconoscono diverse fasi nella sintesi ed escrezione del latte. Una prima fase, molto precoce, inizia già prima del parto. La mammella si "prepara" alla sua funzione, sotto stimolo ormonale, producendo COLOSTRO. Dopo la quinta/sesta giornata dal parto, il colostro diviene LATTE DI TRANSIZIONE ed infine, dopo la decima/dodicesima giornata, si osserva finalmente il LATTE MATURO. Questa sorta di "evoluzione" del latte, oltre a raffigurarci il percorso maturativo del seno rispetto alla sua funzione, segue in modo perfetto le esigenze del neonato ed i suoi adattamenti alla vita extrauterina.
1) Il COLOSTRO: è un liquido piuttosto denso e di colore giallo/aranciato (per la presenza di grosse quantità di provitamina A, che ha appunto, questo colore) che viene prodotto in quantità relativamente ridotte (ma sufficienti ai fabbisogni del neonato). Fornisce circa 55 calorie per 100 ml. Il contenuto proteico è prevalentemente rappresentato da proteine del siero (che, nei giorni, vanno progressivamente scemando in concentrazione); il contenuto in sali minerali è più alto (Sodio, Cloro), mentre più bassa è la percentuale di grassi e zuccheri (valore calorico inferiore). La preziosità del colostro sta nella sua capacità di apportare fattori di difesa contro virus e batteri (linfociti, Macrofagi, Immunoglobuline). La funzione protettiva si esplica in prevalenza sul tratto gastrointestinale.
2) Sul LATTE DI TRANSIZIONE non c'è molto da dire. E' un latte la cui composizione sta a mezza strada fra il colostro ed il latte maturo. Iniziano a scemare le proteine ed i sali minerali mentre aumentano in modo deciso i grassi e gli zuccheri. Il valore calorico raggiunge e supera, quindi, le 60 calorie per 100 ml.
3) Il LATTE MATURO: di colore bianco, di sapore dolce, non è altro che una sospensione nella quale grassi, proteine, zuccheri e sali minerali, sono dispersi in soluzione. Non esiste una composizione "standard" (fissa) del latte maturo poichè le variazioni nella concentrazione dei componenti sono una regola (sia giornalmente, sia tra una poppata e l'altra, sia nelle varie fasi della stessa poppata).
L'influenza dell'alimentazione sulla composizione del latte è importante ma non cruciale. Il metabolismo della donna e le cellule degli acini mammari, infatti, anche in caso di iponutrizione, ricavano gli elementi costitutivi del latte dall'organismo della donna. Il latte, quindi, tende ad essere sempre di buona qualità. Non altrettanto si può dire per la nutrice se non segue norme alimentari che ne garantiscano il mantenimento del benessere.

 

Paragrafo 2: La composizione del latte di donna

La frazione proteica prevalente, nel latte di donna, è rappresentata da proteine del siero (lattoalbumina e lattoglobulina). La caseina (che è invece prevalente nel latte di mucca) è presente in ragione di circa il 30% di tutte le proteine ma è molto importante poiché veicola sali indispensabili (Calcio e Fosforo). In quantità minore sono presenti altre proteine: Lisozima, Lattoferrina (che favorisce l'assorbimento del ferro a livello intestinale), Sieroalbumina ed anticorpi (prevalentemente IgA). Sono inoltre presenti aminoacidi liberi, facilmente incorporabili.
La frazione lipidica è molto ben rappresentata. Il neonato, infatti, utilizza i grassi come fonte principale di energia. Si tratta in prevalenza di grassi insaturi (acidi Linoleico, Linolenico, oleico, ecc.), di facile digeribilità ed utilizzo, anche e soprattutto per la sintesi delle membrane cellulari (in particolare a livello del sistema nervoso). Sono inoltre presenti fosfolipidi (sfingomielina, fosfatidilcolina, ecc.), più rappresentati nel colostro che nel latte maturo.
La frazione carboidratica è piuttosto elevata (quasi doppia rispetto a quella del latte vaccino). L'elemento che spicca è il Lattosio che non riveste solo una funzione energetica ma rientra anche nell'assorbimento intestinale del calcio e nella sintesi di molecole utili al sistema nervoso (galattolipidi). Sono presenti inoltre (circa 20%) gli Oligosaccaridi, a prevalente funzione energetica.
Altre componenti del latte di donna sono:
a) Minerali: Calcio, Fosforo, Sodio, Ferro, Oligoelementi (Rame, Zinco, ecc.)
b) Vitamine: A, B1, B2, B12, B6, PP, H, C, D (scarsa),Acido pantotenico e folico, E, K.
c) Ormoni steroidi e tiroidei
d) Elementi del sistema immunitario (difesa dalle infezioni)
Fornisce circa 70 calorie per 100 ml di prodotto.
Il latte di donna è sostanzialmente differente da quello di altri mammiferi. L'unico animale a produrre un latte che si avvicina a quello umano è l'asina. La capra e la mucca, in quanto a contenuto di caseina, concentrazione di sali e potere allergizzante, sono analoghi.
Le caratteristiche succitate sono l'eccellenza della qualità.
Vale ricordare che i latti artificiali non sono altro che prodotti di derivazione animale (o vegetale) "modificati" allo scopo di renderli compatibili con l'intestino umano.
Come è facile notare la composizione del latte di donna è abbastanza costante nel tempo. Una volta che sia raggiunto lo stadio di “latte maturo” la quantità di proteine, di calcio, di ferro, di lipidi, di carboidrati, ecc. è costante.
Nutrire la madre con eccessi di certe sostanze non provoca un loro aumento determinante nel latte, quindi, ad esempio, non si può incrementare il contenuto in ferro, in rame, in zinco (fondamentali per il mantenimento del benessere), non si influisce sulla qualità delle proteine (che rimangono sempre le stesse a dispetto dei fabbisogni del lattante), non si incide sui carboidrati (la mamma fornisce solo quelli a rapido consumo e non quelli amidacei che invece sono importanti per la sintesi del glicogeno epatico, ad esempio), non si modifica la qualità dei grassi (che in determinati momenti sono essenziali per il tumultuoso replicarsi delle cellule indotto dalla crescita rapida della massa magra a partire più o meno dal 4°-5° mese di vita).
A tutto questo provvede lo svezzamento che consiste nel lasciare al latte il suo ruolo centrale nell’alimentazione sostituendo una o due poppate (a seconda dei casi) con elementi nutritivi di diversa provenienza (sali minerali e vitamine dalle verdure, carboidrati dai farinacei, ferro, oligoelementi e proteine dalla carne, lipidi polinsaturi dall’olio vegetale, ecc.).

Paragrafo 3: Allattare significa anche serenità

E', credo, inutile continuare a ribadire che l'allattamento al seno è il migliore in assoluto. Negli anni '70, per questioni riguardanti la moda e la forma fisica nonché per considerazioni politico-filosofiche concernenti il ruolo della donna nella società, la promozione dell'allattamento al seno fu interrotta e, per un periodo, addirittura contrastata. Tra gli anni '80 e '90, finalmente, si verificò un'inversione di tendenza basata sul buonsenso e sulla constatazione degli effettivi benefici che il latte umano apporta rispetto a prodotti di origine differente.
Alla fine degli anni '90, però, la promozione dell'allattamento al seno è sfociata in una vera e propria "crociata", tanto che alcune neomamme, terrorizzate dal dubbio di non essere "all'altezza" come nutrici, ne hanno ricavato un disagio psicologico notevole.
I media hanno infatti iniziato a "propagandare" notizie angosciose sui possibili "danni" che il bambino subisce se non assume latte di donna.
Mettiamoci nei panni di quelle madri che (come più sopra accennato), per questioni anatomiche, ormonali o di altra specie, non POSSANO (anche se volessero) allattare il loro bambino. Vorrei rassicurare queste signore sul fatto che, anche se il loro latte sarebbe stato il miglior mezzo in assoluto di garanzia del benessere, l'uso dei latti artificiali (se irrinunciabile), basato su fondamenta razionali e personalizzato in relazione alle esigenze del singolo bambino, riporta risultati analoghi a quelli ottenibili col latte umano.
Studi recenti hanno dimostrato che l'intelligenza, il tasso di crescita, il rischio di squilibri metabolici (a breve o a lungo termine), sono sganciati dall'alimento in sé. In parole povere, se una donna non è in grado di nutrire al seno il proprio bambino, non deve pensare che questa empasse "marchierà" per tutta la vita il piccolo, rendendolo meno "bello", meno "intelligente" o simili (con ovvi e comprensibili sensi di colpa che influiranno anche sull'educazione e sui rapporti madre/figlio). Lo stesso discorso è applicabile per intero allo svezzamento. Sospendere una o due poppate al seno (mantenendo intatte le altre) non porta ad una diminuzione del proprio ruolo di donne e madri