Sarà mai possibile eliminare del tutto l’uso del latte artificiale?

 

banca-del-latte-materno-300x18824 Settembre 2015

La risposta è un netto “no”, almeno per come le cose stanno allo stato attuale. Certo sarebbe l’optimum se si potesse contare su tassi di allattamento al seno del 100% come auspicano le associazioni pro-seno tipo LLL o MAMI o OMS e UNICEF.

A fronte di eventuali carenze (ipogalattie, agalattie o necessità di aggiunte) c’è chi ottimisticamente spinge per l’uso di latte di donna donato alle banche del latte come fonte di supplementazione nel caso di donne che non potessero averne quantità sufficienti o, peggio, non averne proprio.

Questo argomento è stato al centro di un interessante dibattito sul portale allattamento della Società Italiana di Pediatria a seguito di un mio articolo in cui parlavo di aggiunte in caso di ritardo della montata. Il discorso mi ha stimolato a fare due conti dai quali è risultato che un supporto dalle banche del latte per evenienze diverse da prematurità, patologie gastroenteriche o altro, è praticamente impossibile ( http://allattamento.sip.it/la-parola-ai-lettori/per-un-efficace-e-duraturo-allattamento-al-seno-occorrono-razionalita-e-motivazione-ma/ ).

La benedizione a questi miei conti è venuta nientemeno che dal Prof. Enrico Bertino (Torino) che fa parte del direttivo nazionale banche del latte e che è responsabile della più antica banca del latte d’Italia. Penso sia utile che io riporti qui quanto discusso. Gli interventi sui quali si è impiantato il discorso sono numerati e provengono da colleghi “breast-addicted” convinti che il latte di banca sia utilizzabile sempre e comunque

1) ……Perché si citano sempre le aggiunte di latte artificiale e mai quelle di latte di banca donato? se proprio dobbiamo supplementare…….

2) ……Creare una rete di sostegno e protezione per le donne che allattano è imperativo, creare una rete di solidarietà per fornire latte materno donato (e controllato) ai piccoli con mamme in temporanea o duratura difficoltà nell’allattamento al seno è un fondamentale progetto di salute pubblica……

3) ……L’autosufficienza del latte di donna donato è ancora lontana ma se si procede con una onesta sensibilizzazione come si è raggiunta l’autosufficienza per il sangue si potrà fare la stessa cosa per il latte materno……

La mia risposta:

E’ abbastanza ovvio che il latte materno donato è il gold standard ma è altrettanto ovvio che i volumi necessari non sono certamente congrui nel caso in cui si usi il prezioso materiale oltre che per i casi patologici (per i quali già è sufficiente a malapena) anche per le integrazioni di neonati perfettamente sani in semplice attesa della montata. Non parlo di fumo ma di arrosto. In tutti i centri di raccolta è specificato che il latte (il cui cumulo annuale per centro non supera o supera di poco i 1000 litri l’anno nei casi più favorevoli) è necessario ed appena sufficiente praticamente solo per prematuri e neonati patologici nati nel centro medesimo e quindi soltanto una piccola quota (di norma non superiore al 15-20%) è usato per esterni patologici (di altri centri) e per neonati fisiologici (aggiunte). Se a questo si aggiungono alcune considerazioni (le donatrici non sono produttrici di latte esclusive ma donano quanto eccede rispetto al nutrimento del proprio piccolo, la raccolta e lo stoccaggio richiedono procedure estremamente specifiche e complesse, non tutte le donne potenzialmente donatrici lo sono poi di fatto per motivi personali e di salute, la durata del prodotto dopo scongelamento e pastorizzazione non supera le 24 ore, i volumi da erogare vanno stabiliti con estrema parsimonia data la rarità e la preziosità del prodotto, ecc.) risulta abbastanza chiaro che dire “usiamo per le aggiunte il latte di donna donato o di banca” è una magnifica utopia allo stato attuale delle cose. Inoltre ricordo che in caso di agalattia reale ed insormontabile, il latte donato è impossibile da usare per motivi pratici. La media di assunzione per un neonato sano a termine (calcolo approssimativo stimato verso il basso….e di molto) è di circa 700-800 ml/die almeno per i primi 6 mesi. Questo significa, sempre approssimativamente, 21-24 litri al mese: in un semestre, dunque, (e parlo di semestre e non di anno) un neonato si “cala” (come amano dire in Sicilia) circa 126-144 litri di prezioso “oro bianco”. In uno dei centri più efficienti d’Italia come BLUD (Presidio Ospedaliero Macedonio Melloni – Milano) si raccolgono una media di 1000 litri l’anno…..come la mettiamo? Tutto il latte raccolto basterebbe a malapena per 7-8 neonati e per soli 6 mesi. E’ quindi abbastanza intuibile che l’uso del latte artificiale diviene “mandatory” (come amano dire i nostri colleghi anglosassoni). E’ giusto scagliarsi contro chi usa il latte artificiale troppo facilmente e troppo sconsideratamente. Si ammetterà però che senza il latte artificiale (usato quando c’è bisogno ed in modo congruo) il numero di malnutriti (per non voler dire altro) sarebbe piuttosto alto.

Commento del Prof. E. Bertino a nome dell’AIBLUD (Associazione Italiana Banche Latte Umano Donato):

Il direttivo dell’AIBLUD concorda sostanzialmente con le osservazioni del dott.Tasca.
Precisiamo che una recente indagine dell’AIBLUD (Survey of italian human milk banks. DeNisi et al, J Hum Lact 2015 May; 31(2) 294-300) ha rilevato che il volume di latte donato in Italia nel 2012 è di circa 10.000 litri (ancora notevolmente insufficiente a soddisfare i fabbisogni di tutti i neonati pretermine), infatti va evidenziato che in una precedente indagine sempre condotta dall’AIBLUD e pubblicata nel Journal of Perinatal Medicine nel 2012, risulta che solo il 30% dei neonati accolti nelle TIN in Italia hanno accesso all’alimentazione con latte donato. Sono descritte altre situazioni cliniche in cui viene utilizzato il latte di Banca quali la rialimentazione dopo interventi chirurgici gastrointestinali, alcune malattie metaboliche, l’insufficienza renale cronica; sono anche da segnalare esperienze dell’utilizzo del latte donato in casi selezionati di neonati, in particolare i “late preterm” in attesa della montata lattea , fermo restando l’attuazione di tutte le misure volte alla promozione e sostegno dell’allattamento al seno. Per questo motivo riteniamo che attualmente la priorità sia quella di implementare la pratica della donazione con l’obiettivo di assicurare la disponibilità di latte umano donato a tutti i neonati delle TIN.

Mia risposta al Professore con calcoli delle quantità di latte teoricamente necessarie in caso di eliminazione del latte artificiale:

Credo fermamente che lei, Prof. Bertino, sia il primo della fila tra coloro che invocano un’autosufficienza nelle donazioni di latte umano (e nella fila ci sono anch’io) ma i conti non credo sia facile farli tornare. E’ da tempo che quello della donazione di latte forma, per me, argomento di riflessione e da quest’ultima non ho potuto fare a meno di far scaturire alcuni conti che mi hanno non poco lasciato perplesso rispetto al raggiungimento del goal dell’autosufficienza. Nell’ipotesi che si volesse, infatti, eliminare totalmente il ruolo terapeutico e palliativo del latte artificiale occorrerebbe pensare di utilizzare il latte di banca anche per i neonati fisiologici e per tutto il periodo (minimo) che OMS, UNICEF, e LLL auspicano come irrinunciabile, cioè sei mesi. Stante una media di nuovi nati di circa 500.000 unità all’anno (qui in Italia) quindi 250.000 in un semestre e augurandosi (l’ipotesi più rosea, ottimistica e “assurdamente utopistica” in assoluto) che il 99% delle donne allatti, rimane un 1% di neonati (2500) che abbisognano di approvvigionamento di latte umano per la loro alimentazione. Un calcolo approssimativo ci dice che, mediamente, un neonato, in un semestre, necessita di circa 120 litri di latte (stima molto verso il basso). Questo significa che occorrono circa 300.000 litri di latte a semestre (50.000 litri al mese). Dalle fonti che ho consultato, un calcolo rapido mi ha mostrato che ogni donatrice riesce, in tutto il periodo di produzione (che spesso è superiore ai sei mesi ma che per comodità e per buon auspicio voglio considerare come semestrale), a fornire in media circa 9 litri di latte. Per soddisfare il fabbisogno e garantire l’autosufficienza (ponendo solo l’1% di neonati come target, 9 litri di latte a semestre donato da ogni donna e sempre nell’ipotesi che il 99% delle donne fosse nutrice) occorrerebbero 33.300 donatrici a semestre che rappresentano il 13-14% di tutte le nutrici. Ora: tutto è possibile a questo mondo, per carità, ma questi numeri non sono da banca del latte: sono da CENTRALE del latte. Lei pensa che l’autosufficienza, da questo punto di vista, possa finalmente togliere di mezzo totalmente l’uso del latte artificiale? Credo sia questa la domanda che si pongono tutte le associazioni pro-allattamento e tutti coloro che vedono il latte artificiale come un elemento potenzialmente esiziale nella vita di un individuo. E un’altra domanda: lei pensa che l’autosufficienza raggiunta con la donazione di sangue (circa 800.000 litri all’anno garantiti da 1.600.000 donatori pari al 4,5% di tutta la popolazione nazionale tra i 18 e i 65 anni) possa essere paragonabile a quella potenzialmente ottenibile per il latte umano? Questa domanda non la rivolgo solo a lei ma a tutti coloro che in merito possono avere un’opinione o un pensiero. Io mi auguro senz’altro che la cosa, in un futuro non troppo lontano, possa essere realizzata ma stiamo parlando di volontarietà, di una popolazione limitata (anche dal calo delle nascite), di un servizio sanitario sempre più avaro (per l’elaborazione, lo stoccaggio, la conservazione e la distribuzione del latte umano i costi sono enormi e non c’è alcun rientro economico a ripianare le spese).

Riflettiamo su questo versante della cultura pro-allattamento al seno: chi usa congruamente il latte artificiale non fa altro che adoperare un presidio farmacologico (tale va considerato) che ha le sue indicazioni, le sue dosi (da adeguare ai singoli fabbisogni) e che è da impiegare solo nei casi in cui non ci sia alternativa.

Fa danno, invece:

1) chi alla prima difficoltà col seno vira all’artificiale

2) chi indica la sospensione del latte di donna in favore del latte in polvere

3) chi prescrive la somministrazione “a richiesta” del latte artificiale e non adegua dosi e concentrazioni ai fabbisogni, lasciando le madri alle prese con le indicazioni riportare sulle confezioni (grande rischio di obesità e disturbi gastroenterici: vedi mio articolo http://stefanotasca.altervista.org/blog/per-un-uso-accorto-ed-efficace-del-latte-artificiale-nei-primi-mesi/ )

4) chi spinge per i passaggi da latte 1 a latte 2 e poi proseguimenti, latti di crescita e quant’altro (omogeneizzati, liofilizzati, farine…), totalmente inutili e destituiti di ogni significato pratico (vedi mio articolo su Wired Magazine http://www.wired.it/lifestyle/food/2014/03/18/latte-vaccino-e-bambini-quando-introdurlo/ )

5) chi “ci guadagna” in bonus e favori…..

Non facciamo di tutta l’erba un fascio.

Un “grazie” a chi è arrivato sin qui a leggere

 

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