Allattamento materno e prevenzione delle manifestazioni allergiche

 
annamariastaiano

Annamaria Staiano
Professore di Pediatria
Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali, Sezione di Pediatria
Università degli Studi di Napoli “Federico II”

Il 12/5/2014 la Prof. Staiano ha scritto su questo argomento un interessante editoriale sul portale allattamento della Società Italiana di Pediatria.  Ne riporto alcuni stralci significativi. L’articolo originale è al seguente link: http://allattamento.sip.it/editoriali/allattamento-materno-e-prevenzione-delle-manifestazioni-allergiche/

In merito alla dermatite atopica si conclude che una seppur minima prevenzione avviene in circa 1/3 dei casi, in bambini  figli di genitori con storia di atopia mentre non c’è evidenza in coloro che non hanno familiarità per questa patologia. In merito all’asma e alle allergie alimentari i riscontri sono negativi nel senso che il latte materno prolungato non fornisce alcun vantaggio ma in numerosi studi si dimostra come un protrarsi dell’allattamento esclusivo oltre il sesto mese sia un fattore favorente l’insorgenza di patologia di tal genere. Leggendo questo articolo, peraltro estremamente interessante (seppure corredato da fonti bibliografiche abbastanza datate a parte l’ultima, del 2014, che non è altro se non una lineaguida e non uno studio vero e proprio) mi è balzato agli occhi un evidente paradosso: quando si ricerca qualcosa spesso non si ha una visione “laterale” delle cose che si hanno di fronte e quindi si tende a girare in tondo intorno ad un problema senza vedere possibili uscite…che pure sono a portata di vista e di mano. A seguito di ciò ho scritto un commento che volentieri riporto

“”Un sentito grazie alla Prof. Staiano per questo interessantissimo articolo: mi da l’occasione, e la colgo con piacere, di esprimere un’opinione che volentieri sottopongo al vaglio pubblico cercando di essere breve e contemporaneamente circostanziato. Già da lunghissimo tempo mi occupo della questione ed ho tratto, con l’esperienza, alcune conclusioni (la cui applicazione mi ha consentito di ottenere eccellenti risultati) in merito alla prevenzione delle allergie alimentari, dell’asma e della dermatite atopica. Nel 1997 scrivevo in un articolo pubblicato sul web nel 2000 e poi incluso in un mio libro del 2006: “Ho la netta sensazione (ma le mie ricerche bibliografiche non l’hanno ancora vista confermata a livello sperimentale) che un ritardo nella presentazione degli antigeni comuni alimentari a livello intestinale provochi una specie di blindatura della mucosa. In un certo senso avviene un <chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori>. Questo spiegherebbe come mai c’è una maggior tendenza a sviluppare allergie alimentari in quei bambini svezzati tardi e cimentati solo con alimenti altamente raffinati ed idrolisati o processati, in poche parole poco stimolati a livello mucoso. Sembra quasi che il primo anno di vita sia cruciale per l’instaurazione di un equilibrio immunitario efficace, sia nei confronti del latte (vaccino) che di tutti gli altri alimenti”. Nel 2004 è finalmente (e provvidenzialmente) comparso un articolo ( “The introduction of solids in relation to asthma and eczema.” Zutavern A et al. Arch Dis Child. 2004 Apr;89(4):303-8.) che diceva più o meno altrettanto: più si ritarda l’introduzione dei solidi, maggiore il rischio di indurre allergie alimentari o d’altro genere. A partire da questo studio, ed in tutto il mondo, la letteratura sul tema si è moltiplicata dimostrando in modo vieppiù convincente che più tardivo è lo svezzamento (quindi più dilazionata è l’introduzione di tutti gli alimenti), maggiore è la probabilità di indurre allergie o fenomeni immologicamente significativi, per questioni di interferenza con l’instaurazione delle tolleranze. In contemporanea sono iniziati a comparire articoli (di cui alcuni citati dalla Prof. Staiano ed altri che riporto in calce, aggiornatissimi in senso temporale) che ventilano la possibilità di una maggior probabilità di allergie alimentari in bambini allattati esclusivamente al seno per un tempo prolungato, aspramente criticati (per usare le stesse parole della Prof. Staiano) ma, in realtà, a mio giudizio, molto sensati perchè evidenziano un problema effettivo: si tratta di studi controllati e condotti con criterio scientificamente inattaccabile quindi, lungi dall’ignorarli, dovrebbero essere presi in considerazione se non altro per riflettere e, forse, modificare le strategie preventive. In effetti credo sia fondamentale unire i rilievi degli studi sul divezzo ritardato e quelli sulla possibile causalità tra allattamento prolungato al seno ed insorgenza di allergie. A ben pensarci dicono esattamente la stessa cosa. Non è il prolungamento dell’allattamento esclusivo ad essere causa di problemi immunologici (non è colpa del latte materno, insomma) ma semplicemente il ritardo di introduzione dei solidi nella dieta che avviene a causa delle indicazioni sull’allattamento al seno esclusivo prolungato oltre il 6° mese. Arrivo dunque alle mie conclusioni:
1) La dermatite atopica è una patologia eminentemente dermatologica a trasmissione familiare e praticamente indipendente dall’alimentazione. Il latte materno esclusivo certamente non la previene (è esperienza comunissima il fatto che molti allattati al seno ne siano affetti in modo più o meno marcato) e dunque varrebbe la pena di trattarla in modo topico senza modificare l’alimentazione. Si fa salvo il latte materno per il maggior tempo possibile, naturalmente
2) L’asma e le allergie alimentari non si prevengono con il latte materno esclusivo per lunghi periodi ma semplicemente introducendo a tempo debito (a partire dal 4° mese) i cibi solidi, ad un solo pasto e possibilmente freschi e preparati in casa in modo congruo. In questo caso il latte materno andrebbe assolutamente mantenuto per il maggior tempo possibile ma nel contempo andrebbe seguita la curva di crescita, unica conduttrice delle modifiche alla dieta solida che è la sola adattabile in relazione ai fabbisogni individuali.
3) I rilievi della Prof. Staiano sono ampiamente condivisibili e credo inconfutabili: non è l’allattamento al seno prolungato a fare da preventivo per asma, allergie alimentari e AD. Ciò non toglie comunque all’allattamento al seno il suo ruolo centrale nell’alimentazione del lattante/divezzo come supporto e protezione all’introduzione dei solidi ed all’adeguamento della dieta nelle diverse fasi di crescita.”" (S. Tasca)

Grazie per l’attenzione

Bibliografia:

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